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La sede centrale dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) ha ospitato nei giorni scorsi il workshop ET@INGV, in cui ricercatori e ricercatrici dell’istituto e della collaborazione Einstein Telescope hanno discusso importanti aggiornamenti sul ruolo giocato dalle ricerche in campo geologico, geofisico e sismologico per la caratterizzazione del sito di Sos Enattos, candidato a ospitare il futuro osservatorio di onde gravitazionali. Il convegno ha offerto l’occasione per rafforzare il dialogo tra l’INGV e gli altri partner italiani del progetto ET e presentare, con un intervento del presidente INGV Carlo Doglioni, il progetto Earth Telescope, che punta a esplorare i complessi meccanismi geofisici dell’interno della Terra.

A coordinare i lavori del convegno, strutturato in una serie di presentazioni e due tavole rotonde, sono stati Marco Olivieri e Carlo Giunchi, ricercatori INGV alla guida di FABER (Far Field Observatory), progetto che prevede la realizzazione di un osservatorio geofisico sotterraneo a Sos Enattos (nell’ambito del progetto più ampio MEET, finanziato con il PNRR, di cui l’INGV è capofila).

“L’obiettivo di questo convegno è stato duplice: da un lato, far conoscere le attività dell’INGV agli altri enti di ricerca coinvolti in Einstein Telescope, in particolare INFN e INAF, e dall’altro presentare il progetto ET ai nostri colleghi dello stesso INGV”, sottolinea Marco Olivieri. “Lo scopo finale è creare e rafforzare una sinergia tra gli enti per potenziare la candidatura italiana a ospitare Einstein Telescope e le attività di ricerca che stiamo svolgendo in Sardegna”.

Il sito sardo è caratterizzato da un bassissimo rumore sismico e da una scarsa antropizzazione, caratteristiche ideali sia per lo studio del cuore della Terra sia per esperimenti che puntano a osservare messaggeri provenienti dall’universo profondo, come Einstein Telescope.

“Il ruolo giocato da INGV in ET è molto importante, soprattutto in questa fase particolare in cui non è stato ancora deciso il sito in cui sarà costruita questa infrastruttura. L’Italia vuole farla in Sardegna e il nostro istituto sta cercando di contribuire con i propri strumenti a determinare le caratteristiche di questo territorio”, spiega Carlo Giunchi. “I dati che abbiamo già registrato ci dicono che la Sardegna è un luogo molto adatto a ospitare un esperimento scientifico come Einstein Telescope, che necessita di condizioni molto particolari per il suo funzionamento. Oltre a questo, stiamo portando avanti la realizzazione dell’osservatorio geofisico FABER con l’installazione di nuovi strumenti. Questi dati ci consentiranno non solo di contribuire ulteriormente alla caratterizzazione del sito sardo, ma anche di aprire una finestra su quello che gli sta intorno, per cercare di intercettare i segnali provenienti dalle aree tettonicamente e vulcanicamente attive nella catena appenninica e nel mar Tirreno”.