C’è fermento a Sos Enattos. In questi mesi l’area intorno all’ex miniera, nel Nuorese, sta ospitando diverse attività scientifiche legate alla caratterizzazione del sito sardo, candidato a ospitare il futuro osservatorio di onde gravitazionali Einstein Telescope.
Nelle ultime settimane di luglio un gruppo di ricerca del Gran Sasso Science Institute, composto da Jan Harms, Tomislav Andric e Ilaria Caravella (con la collaborazione di Matteo Di Giovanni, ora alla Sapienza Università di Roma), ha installato quattro stazioni microfoniche per caratterizzare il campo acustico atmosferico. Quest’ultimo è responsabile di fluttuazioni gravitazionali che potrebbero creare effetti di rumore tali da limitare la sensibilità di un rivelatore di onde gravitazionali. È noto che questi effetti sono maggiori in superficie, mentre tendono ad attenuarsi sotto terra: l’obiettivo principale dell’esperimento è quello di capire a quale profondità dovrebbe essere costruito l’Einstein Telescope per rendere trascurabile questa fonte di rumore. La stazione centrale, dotata di due microfoni, è in grado di valutare anche l’impatto del vento sulle misurazioni.
Le stazioni, utili anche per ricavare informazioni sulle fonti di rumore acustico in superficie e sulla loro direzione, saranno rimosse a breve (dopo circa un mese di raccolta dati), per essere poi re-installate in un altro punto l’anno prossimo.
Quasi in contemporanea, sempre nel mese di luglio, un gruppo di ricercatori del laboratorio SAR-GRAV (composto da Domenico D’Urso dell’Università di Sassari e da Davide Rozza e Davide Ferioli dell’Università di Milano-Bicocca e INFN) ha installato nuovi sismometri per caratterizzare il rumore sismico nei possibili vertici di ET, sia nell’ipotesi che l’esperimento abbia una geometria triangolare, sia a forma di elle.
Immagine in evidenza: una delle stazioni microfoniche installate a Sos Enattos.