Quale sarà l’impatto paesaggistico e architettonico di un esperimento come Einstein Telescope (ET) sul territorio che lo ospiterà? La questione può sembrare secondaria rispetto ad altri tipi di ricadute generalmente associate a una grande infrastruttura di ricerca, come quella scientifico-tecnologica o quella socio-economica. Tuttavia, sulla scia della crescente attenzione ai temi della sostenibilità ambientale e dell’evoluzione nella progettazione degli spazi educativi e scientifici, è ormai ben chiaro agli addetti ai lavori che la costruzione di un esperimento scientifico di grande portata non può più prescindere, fin dalla sua progettazione, da un’attenta valutazione del contesto paesaggistico in cui andrà a collocarsi e dallo studio di soluzioni architettoniche complementari al territorio e alle comunità locali.
Non a caso, uno dei gruppi di ricerca attivi nell’ambito del progetto PNRR ETIC – tra i cui obiettivi c’è la caratterizzazione del sito candidato di Sos Enattos, nel Nuorese – si sta occupando di elaborare modelli di studio del territorio che potrebbe ospitare ET, nella zona intorno all’ex miniera di Sos Enattos e nell’area vasta compresa tra i comuni di Lula, Bitti e Onanì. Il gruppo, guidato da Massimo Faiferri e composto da ricercatrici e ricercatori esperti nel campo della progettazione territoriale, architettonica e tecnologica, ha dato vita al Laboratorio Architettura e Territorio (Lab AT) per il progetto Einstein Telescope, istituito presso il dipartimento di Ingegneria civile, ambientale e architettura dell’Università di Cagliari.
Il punto di partenza delle ricerche portate avanti dal laboratorio è un’attenta analisi del contesto esistente, che punti alla definizione di strategie per le architetture in superficie di ET, coerenti con gli studi di fattibilità in atto. «Lo scenario futuro del progetto ET nell’area di Sos Enattos è quello di un grande parco scientifico, esteso alla scala territoriale. Le possibili configurazioni spaziali di questo sistema possono essere studiate e interpretate tenendo in considerazione l’evoluzione della figura del “campus” e delle sue architetture», sottolinea Marco Moro, ricercatore ETIC di Lab AT e dell’Università di Cagliari. «In tempi recenti, si è compreso che il concetto di infrastruttura supera la sua connotazione funzionale e utilitaristica, abbracciando maggiormente la sfera pubblica. Un’infrastruttura scientifica come ET, quindi, dovrà essere un sistema discreto, diffuso e inclusivo che sia in grado di stabilire un rapporto identitario con il territorio che la ospita».
Uno degli aspetti più peculiari di Einstein Telescope è che sarà un’opera sotterranea: ciò implica la necessità di stabilire connessioni efficaci tra il “mondo di sotto” e il “mondo di sopra”. «È importante riuscire a immaginare quali forme avranno le strutture necessarie per i ricercatori, ma anche come e quanto l’infrastruttura sotterranea influenzerà la dinamica dei territori in superficie e quali potranno essere le ricadute per le comunità che vivono in questo territorio», spiega Stefano Mais, anch’esso ricercatore ETIC di Lab AT e Università di Cagliari. «ET può rappresentare una grande opportunità per il territorio se si riconosce la complementarietà tra la realizzazione di grandi infrastrutture di ricerca altamente specialistiche e la loro apertura verso le comunità e i territori ospitanti. Al di là del suo ruolo strettamente scientifico e tecnologico, il progetto ET si presenta infatti come occasione eccezionale per la rigenerazione urbana e territoriale, quindi un volano per future strategie di valorizzazione dei beni paesaggistici e culturali di cui l’area di progetto è ricca».
In definitiva, l’obiettivo del laboratorio è quindi quello di elaborare soluzioni architettoniche in grado di “far dialogare” (in tutti i sensi) nel miglior modo possibile le scienziate e gli scienziati di ET con il territorio e le comunità locali. «Oggi più che mai, la conoscenza si produce e si diffonde anche al di fuori dei luoghi tradizionali storicamente designati per questa funzione», riprende Moro. «Il nostro team immagina che buona parte delle infrastrutture di superficie legate alle attività di ET potranno essere dedicate allo scambio di conoscenza tra la comunità esperta di scienziati e la cittadinanza. Gli abitanti dei centri vicini e di tutta la regione potranno incontrare in questo luogo varie opportunità di educazione e formazione alternativa, svolta in un contesto paesaggistico di altissimo pregio».
Nell’immediato, il lavoro del gruppo di ricerca è focalizzato in particolare sul progetto ET-SUnLab (Einstein Telescope Sardinia Underground Laboratory), che prevede la realizzazione di un centro di accoglienza e nuovi laboratori di ricerca nell’area occupata dell’edificio ex-RI.MI.SA., sede attuale del laboratorio SAR-GRAV nell’area di Sos Enattos, insieme alla costruzione di un laboratorio sotterraneo multidisciplinare. SUnLab ospiterà attività di ricerca e sviluppo per l’Einstein Telescope ed esperimenti di fisica a basso rumore, oltre a un osservatorio geofisico per lo studio della geodinamica del Tirreno e delle strutture interne della Terra. Non solo: la struttura diventerà anche un centro di riferimento per progetti di divulgazione rivolti alle scuole e di formazione professionale. La tabella di marcia del progetto – avviato nel dicembre 2023 grazie all’iniziativa di Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN), Istituto nazionale di astrofisica (INAF) e Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (INGV) e a un finanziamento della Regione Sardegna, con la collaborazione delle Università di Cagliari e Sassari – prevede l’avvio dei lavori di costruzione nel 2025 e il loro completamento entro il 2026.
Per saperne di più, guarda le interviste a Stefano Mais e Marco Moro sul canale YouTube di ET Italia.
- ET-SUnLab Rendering
- ET-SUnLab Rendering (indoor)
(ms)